C’è una tradizione musicale irgolese fortissima, compenetrata, fatta di tanti aspetti: di cori certo ma anche di accompagnamenti con l’organetto, assurto ormai a virtuosismo. Musica sacra e musica profana in un connubio interessante, pieno di attenzioni alla cultura, generi che vengono portati avanti da due confraternite, Sas Animas e Santa Rughe, che mantengono la “purezza” della tradizione.
I libri lo spiegano con grande dovizia di particolari: “la musica di tradizione orale sarda polivocale è composta di quattro voci: Boghe, Mesa Boghe, Contra e Bassu”. Ma è solo una parte della voglia degli irgolesi di esprimere la loro potenzialità musicale. Ad agosto pronto il “Festival dell’Organetto” di Irgoli, un festival internazionale, una tradizione che rimane fortemente ancorata nella popolazione.
Gli esperti dicono che “l'organetto usa la scala diatonica, mentre la fisarmonica moderna utilizza la scala cromatica. L'organetto è uno strumento "bitonico": ogni tasto premuto emette due suoni a seconda della direzione del mantice, mentre la fisarmonica è “unitonica". L'organetto nasce nella prima metà dell'Ottocento attraverso vari esperimenti di Buschmann a Berlino, Demian a Vienna e Wheatstone a Londra.
In Italia viene prodotto a
livello industriale dal 1863 da Paolo Soprani e negli anni successivi arriva in
Sardegna. Ma questi a ben vedere sono dettagli: la compenetrazione
dell’organetto nella cultura paesane prescinde dalle esposizioni tecniche: per
loro è la vita, la gioia di stare insieme. E’ la musica.
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